Un contributo specialistico offerto dal Consultorio è la Mediazione Familiare, che si rivolge:

  • ai coniugi che hanno deciso di porre fine al proprio matrimonio;
  • alle coppie in crisi indecise sul da farsi;
  • alle coppie già divorziate che intendono rivedere i propri accordi.

Alcuni tratti della Mediazione Familiare:

  • è un percorso di aiuto alla famiglia prima, durante e dopo la separazione o il divorzio;
  • ha come obiettivo quello di offrire agli ex-coniugi un contesto strutturato e protetto dove raggiungere accordi concreti e duraturi su alcune decisioni, come l’affidamento e l’educazione dei minori, i periodi di visita del genitore non affidatario, la gestione del tempo libero, la divisione dei beni;
  • il percorso è guidato da un professionista che, come terzo imparziale e con una formazione specifica, aiuta i due genitori ad elaborare gli accordi;
  • si colloca al di fuori del contesto giudiziario ed avviene nella garanzia del segreto professionale;
  • l’intervento viene effettuato con entrambi i partner e, quando il mediatore lo ritenga necessario, anche con i figli, riconoscendo il ruolo attivo che essi svolgono all’interno della dinamica familiare;
  • si articola in un numero limitato di incontri, in media 10-12, compresi gli eventuali incontri di follow-up, della durata di 90-120 minuti l’uno.

Sinteticamente, la Mediazione Familiare in generale serve:

  • ad accompagnare i genitori in conflitto nella ricerca di soluzioni reciprocamente soddisfacenti per sè e per i figli;
  • a trovare o ritrovare una comunicazione il più possibile funzionale, che permetta loro di rispettare gli accordi e di essere capaci di trovarne altri in base all’evoluzione dei bisogni di tutti i membri della famiglia e dei cambiamenti che la vita porterà loro di fronte.

Le differenze rispetto alla via giudiziale tradizionale

I coniugi in Mediazione Familiare sono stimolati a prendere in modo autonomo le proprie decisioni e ad essere responsabili del proprio futuro. Il presupposto di fondo è che nessuno meglio di loro sia in grado di prendere quelle decisioni che andranno a regolare ed organizzare la loro vita futura e quella degli altri membri del nucleo familiare. Il ricorso alla giustizia formale implica, invece, una posizione di delega passiva che limita lo spazio per l’esercizio della soggettività dei protagonisti della separazione.

Come molti studiosi hanno evidenziato, il modello giudiziario si fonda per definizione sulla «contrapposizione delle parti« e finisce quindi per adattarsi male al contenzioso della separazione, dove gli ex coniugi, pur avendo scelto di recidere il legame coniugale, continuano ad essere sempre genitori dei loro figli ed hanno quindi bisogno di mantenere una relazione per il bene dei bambini che essi hanno in comune.

In Mediazione Familiare si cerca di affrontare il conflitto in modo diverso senza delegare il potere ad un terzo istituzionalmente incaricato. La filosofia alla base della Mediazione Familiare è che le lotte giudiziarie non sono vantaggiose né per i coniugi né per i figli, che farsi la guerra in tribunale sia il modo peggiore e più dannoso di porre fine ad un matrimonio. Troppe separazioni offrono un panorama pressoché identico: un coniuge che si sente ferito, tradito, deluso o abbandonato e cerca una compensazione, un vantaggio sull’altro imbastendo liti legali che durano anni per «ottenere la casa, l’affidamento dei figli, un assegno più alto« ecc. Il tutto senza pensare che dopo anni di lotte in tribunale, la maggior parte delle volte si finisce per ottenere meno di quanto l’altro coniuge sarebbe stato disposto ad offrire spontaneamente all’inizio prima degli scontri. La Mediazione Familiare consente ai coniugi di redigere, attraverso un percorso di negoziazioni a tappe, un documento di accordo che i coniugi presenteranno poi quando necessario, per il tramite dei loro avvocati, al giudice per la necessaria ratifica ufficiale.

Il Consultorio con la Mediazione Familiare offre uno «Spazio Neutro»

  • è un luogo per i genitori e gli adulti dove poter affrontare e risolvere i conflitti per quel minimo indispensabile che permetta di ricostruire i legami interrotti;
  • è un luogo terzo e non appartenente a nessuno dei contendenti, che può facilitare i genitori nel riconoscere il bisogno ed il diritto del bambino a vedere rispettati i suoi affetti e di ritrovare la propria storia, di cui non è depositaria solo una delle due parti in lotta;
  • è un contenitore qualificato, esterno alle contese dei genitori, per imparare a salvaguardare la continuità della relazione genitori-figlio in un tempo delimitato;
  • è un servizio per l’esercizio del diritto di visita quando non possibile presso la casa del genitore non affidatario;
  • è un luogo di possibile incontro tra minori e le loro famiglie;
  • è un luogo dove i minori possono riannodare relazioni difficili con i propri familiari ed esercitare il loro diritto al mantenimento delle relazioni.